Le mie spensierate letture estive: “Autobiografia involontaria” di Maurizio Nichetti

Come ogni anno, la scelta dei libri da portare in vacanza è costellata di piccoli dilemmi: devono essere pochi – di solito sono due, al massimo tre – e affidabili.

Quest’anno nella ristrettissima rosa ho scelto questa “Autobiografia involontaria” di Maurizio Nichetti, tornato in auge di recente con un nuovo film, il graziosissimo “Amichemai” con Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz.

Ho avuto l’occasione di fare due passi per Rovigo con Nichetti, quando è venuto a presentare il film nel nostro cinema teatro Duomo: è simpatico e gentile come appare negli adorabili aneddoti che regala dal suo irresistibile canale Instagram.

Nichetti, Serra Yilmaz e il sottoscritto alla presentazione di “Amichemai”

In questa “Autobiografia involontaria” mi aspettavo di trovare qualcosa di simile. E in effetti è ricca di aneddoti sulla sua carriera di regista, storie di vita vissuta, ma spesso buffe e surreali come i suoi film. Racconta di sé stesso come un protagonista importante del cinema italiano, ma lo fa con la leggerezza e l’umiltà di un autore che ha sempre sperimentato cose nuove (e spesso pionieristiche) per il piacere di divertirsi.

Ma in questo libro ho trovato molto di più: nel ripercorrere nel modo più disordinato possibile la propria carriera, Nichetti ci offre anche uno sguardo ampio su come sono cambiati il cinema, la televisione, la comunicazione, la nostra società e quindi noi stessi nell’arco di una quarantina di anni.

Lo fa sempre con gentilezza e simpatia, magari con un po’ di nostalgia, ma mai facendo sconti, in primis al mondo del cinema, ma anche alla TV, in cui l’innovazione, la sperimentazione e il divertimento sono stati soppiantati dai sequel, dalla ripetizione dei format, dalla ricerca di formule facili e commerciali.

Parla dello spettacolo e della comunicazione, ma in fondo parla anche della società che siamo diventati, in cui le emozioni sono divenute non più ingredienti di storie avvincenti, ma merce da vendere in TV o sui social. In cui conta più essere famosi, che il perché e il come lo si è diventati. E schiere di nullità affollano piccoli e piccolissimi schermo senza avere nulla da dire, alla meglio per fare sentire più intelligenti noi, che li guardiamo.

Nichetti non pontifica e quindi non ci offre ricette per salvarci. Ma a ben vedere, la ricetta per salvarci almeno l’anima è tra le pagine della sua autobiografia: ritrovare il divertimento di sperimentare, inseguire nuove strade, osare con gioia, antidoto se non altro al rancore, alla rabbia e alla frustrazione.

A costo di riempire i cassetti di progetti che non troveranno sempre la loro strada per il mondo.

A ben vedere, dovevo aspettarmelo. Tra le molte cose che è “Amichemai”, oltre che spassosa e tenera commedia, è anche un piccolo “manifesto” del regista, che parla di cos’è diventato il cinema, ossia anche il “fare cinema” per un autore. La scena in cui sfracella un drone vale come una dichiarazione di intenti.

Il libro si trova facilmente, ordinandolo in libreria o cercandolo on line. “Amichemai” è ancora in programmazione in alcune arene estive: segnalo quella di Ferrara, il 28 agosto all’Arena Coop Alleanza 3.0 (qui il programma completo).

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