Carta e penna

Da circa trent’anni sono un affezionato utilizzatore di questi due strumenti analogici per la scrittura: una biro e un quaderno.

Certo, ne esiste una versione digitale molto pratica, che naturalmente utilizzo in parallelo per mille cose, non solo di lavoro in senso stretto, ma questa ha un pregio: scrivere a mano è più lento e, non essendo possibile correggere mille volte, costringe a pesare quasi ogni parola, prima di imprimerla nel foglio.

Inoltre, appuntare le proprie cose su un quaderno genera un contenuto che è fisico, ossia che ingombra uno spazio, per quanto limitato. In altre parole, più si scrive, più la mole dei quaderni aumenterà e verrà il momento in cui decidere cosa farne. In cui chiedersi quanto di quello che hai minuziosamente appuntato valga la pena di essere conservato e quanto buttato nel bidone della carta.

L’uso più recente che ho imparato a fare di questi strumenti è un atto di igiene e civiltà: quando mi viene voglia di scrivere sui social un pensiero che mi sembra particolarmente intelligente (tecnicamente, quindi, un’opinione non richiesta), la scrivo prima nel mio quadernetto di turno.

Nel 99% dei casi, poi, resta nel quaderno. Esito che mi fa sentire con la coscienza pulita, perché non c’è davvero bisogno di altra scrittura, visto che siamo continuamente inondati da tsunami di incontinenza comunicativa.

Davvero, servirebbe un’etica dello scrivere. Se sono affascinato da sempre dalla domanda “Perchè si scrive?” (perfino in quella scemenza di romanzo che è “Le mille verità” questo argomento è un fil rouge che collega le vite di diversi personaggi), nell’ultimo periodo la domanda che cerca una risposta è molto più controversa: “E’ giusto scrivere?”

E’ giusto scrivere in un mondo inondato di libri che non vengono letti, di fiumi di parole nei blog, nei siti web, nei social network, nelle chat, sui giornali e nelle riviste? E’ giusto – direi perfino “E’ etico” – scrivere senza essersi prima chiesti perché si sta scrivendo?

Per me scrivere, come leggere, è prima di tutto uno stratagemma per riflettere. E più uso questi prodigiosi strumenti – la carta e la penna – più mi convinco che bisognerebbe leggere e riflettere molto più di quanto si scrive.

E soprattutto pubblicare molto, molto meno – solo un’infima percentuale – di ciò che si scrive tutti i giorni.

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑

Scopri di più da Basso Veneto

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere