Uno dei miei racconti di fantascienza preferiti, “Quarto: uccidi il padre e la madre” (di Gary K. Wolf, autore anche di “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”) racconta un futuro distopico, in cui i giovani hanno il potere e gli over 55 (i “gerrys”) vengono eliminati, in quanto vecchi e inutili. Un’assurda società suicida. Ma cosa succede, se i “vecchi” decidono di ribellarsi?
Me lo ha fatto venire in mente il nuovo libro di Ferdinando Camon (“A ottant’anni se non muori ti ammazzano”), appena uscito per Apogeo editore, che non è un libro di fantascienza, ma una cronaca dei tempi che stiamo vivendo. “A ottant’anni se non muori ti ammazzano”, però, non è solo un avvincente diario della pandemia, scritto da una penna eccelsa: è una dichiarazione di guerra da parte di uno di questi anziani, diretta a chi pretende di sacrificarli come inutili orpelli, che tanto la loro vita l’hanno già fatta, che tanto hanno già un piede nella fossa, che tanto sono un peso.
E ribellarsi al cinismo è una giusta rivolta.
L’ho cercato in libreria d’impulso, per diverse ragioni, ma soprattutto perché mi è capitato spesso di pensare con tristezza e rabbia agli anziani sterminati dal Covid-19 nelle Rsa lombarde, a quelli ancora chiusi nelle case di riposo lontano dalle famiglie (mentre fuori reclamiamo capricciosi il diritto alle vacanze e alla movida) e in generale a tutte quelle categorie di persone ignorate – sostanzialmente perché “improduttive” – su cui il lockdown ha avuto effetti devastanti sul corpo e sulla mente, raramente raccontati come si deve.
Il libro di Camon ha il pregio di farci diffidare profondamente di ciò che ci viene spacciato per inevitabile e perfino immutabile. Se qualcuno finisce ai margini della società, è per scelta. E la condizione degli anziani, come quella di altri esseri umani e non, esprime semplicemente i valori della nostra società.
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