Quante sono le donne in parlamento? In concomitanza con l’8 marzo, per qualche decina di ore si accende l’attenzione verso il tema della presenza femminile nelle stanze dei bottoni. Attenzione destinata, comunque, a scemare per far posto al turismo pasquale, alle allergie o ad altre tematiche stagionali.
Lo scandalo di questi giorni è il solito: nel nuovo parlamento la componente femminile sarà appena un terzo. Per la precisione, alla Camera solo il 35% sono donne, mentre al Senato i seggi che andranno a donne saranno il 39% nei collegi uninominali, il 36% nei plurinominali. E’ una novità? No.
Guardiamo per un attimo altrove. Quanti sono i manager donna in Italia? Quanti sono i rettori di università donna in Italia? Quanti sono i leader di sindacati, di associazioni, di ordini professionali donna in Italia?
Perché, ad esempio, non chiediamo quote rosa anche per le università, dove le donne ai vertici si contano sulle dita di una mano (letteralmente: appena 5 rettori donna in tutto il paese, dato di qualche anno fa).
Parliamo di donne e impresa? Una ricerca del luglio scorso mostrava come le donne manager siano appena il 22%, dato al di sotto della media europea. E percepiscono compensi di un terzo inferiori a quelli dei colleghi maschi. E nei consigli di amministrazione sono il 33,5%, anche se il dato è in aumento.
Come va nelle associazioni di volontariato? I dati Istat di un paio di anni fa indicano che le donne sono meno della metà dei volontari e meno del 30% dei presidenti di Organizzazioni di volontariato. Nelle organizzazioni non governative le presidenti donne sono il 25,% e, più in generale, occupano il 38% delle posizioni apicali.
A guardare il panorama dei sindacati, forse viene da tirare un sospiro di sollievo, scorgendo le due presidenti donne di Cgil e Cisl e altri casi virtuosi, come la segreteria della Fiom e vari altri casi di singole categorie. Ma a fare un’analisi più approfondita, probabilmente ci si accorgerà che il dato sulle donne alla guida delle organizzazioni sindacali non granché è sopra la media.
E infine, guardiamo ai giornali, che giustamente danno notizia della scarsa rappresentanza di donne in politica. Quanti tra i quotidiani più diffusi in Italia hanno una donna come direttrice? Praticamente nessuno. Quante sono le donne ai vertici dell’Ordine dei giornalisti? Lasciando perdere la composizione del consigli regionali, solo due sedi regionali hanno una presidente donna: Lazio (Paola Spadari) e Molise (Pina Petta).
Il problema, naturalmente, non si esaurisce nei numeri di donne dirigenti, che comunque descrivono bene una questione che non riguarda solo la classe politica, ma la società italiana. Di buono c’è che in alcuni ambiti si stanno facendo piccoli passi avanti e in politica almeno se ne parla. Almeno parrebbe.
Per il resto, quante erano le donne candidate “premier” delle liste politiche in lizza a questa tornata elettorale? E quanto sono state votate? Non è che chiediamo a quell’entità indefinita e nebulosa che chiamiamo “politica” più di quello che siamo capaci di esprimere come società civile?
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