Luciano Bombarda, che voleva cambiare il mondo (e un po’ c’è riuscito)

Qualche tempo fa, scrivendo alcune incespicanti riflessioni sul suicidio (qui), mi sono reso conto che in questo sito non ho mai scritto nulla su Luciano Bombarda. Vale la pena farlo, anche se non mancano per fortuna scritti che lo ricordano meglio di quanto farò io di seguito.

Su tutti la bella biografia di Luciano (o quanto meno del suo impegno pubblico), scritta da Chiara Fabian e divisa per capitoli, che si può trovare sul sito dell’associazione Il Fiume, di cui Luciano è stato fondatore. Il suo nome e ciò che ha fatto sono citati anche nel libro “Morimondo” di Paolo Rumiz, dedicato al fiume Po.

L’attivismo in Emergency

Inizio da qui, perché è qui che ho conosciuto Luciano nel 2002, ad una riunione del gruppo Emergency di Rovigo nell’ex sede della Cgil.

Come ricorda Chiara de Il Fiume, Luciano Bombarda è stato a lungo militante del PCI nel suo paese, sempre con la vocazione di migliorare il mondo. Come molti disilluso dalla politica, ha poi trovato nell’associazionismo una risposta ad un bisogno di concretezza. Ed è stato tra i fondatori del gruppo Emergency di Rovigo, nel 2001.

Qui, oltre alla presenza agli immancabili banchetti di raccolta fondi, è stato uno dei principali oratori negli incontri pubblici e in quelli nelle scuole, di certo facilitato dal suo carattere istrionico, simpatico, capace di parlare a ruota libera e con grande energia. Ricordo bene, agli albori del mio impegno nelle scuole con Emergency, la difficoltà di affiancare una figura così travolgente da farmi sentire ancora più goffo e impacciato. (Ne ho anche scritto nel mio “diario di bordo” dell’epoca, che potete leggere in questo periodo qui nel blog).

Luciano però non era interessato a dare spettacolo. Appariva sul palco esattamente com’era nelle relazioni quotidiane: trascinante, idealista, esplosivo e anche caustico, polemico. “Ciano” aveva sempre qualcosa che ribolliva dentro e che sfogava nelle sue molte forme di attivismo, nei discorsi infuocanti o semplicemente… mangiando tutto quello che trovava sul tavolo durante le riunioni.

Così, almeno, mi sembrava all’epoca. Con il senno di poi viene da farsi molte domande su cosa succedeva davvero nel suo animo. E se quel velo di malinconia che più di qualcuno ha visto dietro alla sua apparente allegria fosse più di un velo.

Conosceva un numero incredibile di persone e aveva questa capacità invidiabile di coinvolgere: come ho raccontato qui – e come racconto spesso, parlando di comunicazione – quando Emergency organizzava una cena o un evento, lui prendeva il telefono e invitava gli amici e le famiglie degli amici e gli amici degli amici. Nel tempo in cui io progettavo un volantino, lui aveva riempito mezza sala.

L’ultima volta che ha contribuito a riempire una sala è stato proprio nel 2012: era ottobre e Cecilia Strada, allora presidente di Emergency, aveva fatto un piccolo tour tra Adria, Rovigo e Castelnovo Bariano.

E l’ultima volta che ci siamo visti è stato ad una riunione di Emergency in pizzeria, attorno ad un tavolo, durante la quale, come sempre, aveva scherzato, intrattenuto tutti e divorato tonnellate di grissini con la voracità nevrotica che ben conoscevamo. Mancavano pochi giorni alla sua morte, ma non lo sapevamo.

L’associazione Il Fiume

Nel 2004 Luciano Bombarda fonda l’Associazione il Fiume a Stienta con un gruppo di persone “che hanno deciso di dare un respiro più ampio alla loro necessità di approfondire temi culturali, sociali e politici”. Il riferimento a cui ispirarsi è l’attivismo di Don Giuliano Zattarin che nei primi anni Duemila aveva animato la parrocchia di Pezzoli, poi più di recente quella di San Martino per approdare infine a Rovigo: è lui nel 2001 a portare per la prima volta Gino Strada in Polesine.

Oltre a ricalcare il modello di Pezzoli – con rassegne di incontri dedicati a cultura, società, politica – l’associazione Il Fiume si appassiona presto alla ricerca sulla Shoah ed in particolare sugli eventi legati alla provincia di Rovigo. Lo fa con incontri pubblici e nelle scuole in occasione della Giornata della Memoria, ma anche con importanti pubblicazioni, nate da un’intensa ricerca storica.

Su tutte, il lavoro di ricerca e poi di crowdfunding che ha riportato alla luce le sorti della famiglia Buchaster di Costa di Rovigo. E il libro “Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945“, che raccoglie postumo il frutto del lavoro iniziato con Luciano.

Il silenzio

Pochi giorni dopo quella cena di Emergency in cui l’avevamo visto sempre allegro e caciarone (o l’avevo visto così solo io), Luciano una sera apparecchia la tavola, esce di casa, saluta – pare – un amico, raggiunge l’argine del Po che costeggia la sua Ficarolo e si lascia andare alla corrente.

Luciano Bombarda lascia la vita in un assordante silenzio. E’ il 17 dicembre 2012. Il fiume restituirà il corpo solo un mese dopo, a metà gennaio.

C’è tutto tranne che silenzio al suo commiato, che avviene il 22 gennaio 2013 al Palazzetto dello Sport di Ficarolo. C’è un sacco di gente e ne manca ancora molta. S’è detto: Luciano conosceva un sacco di persone e un sacco di persone gli volevano bene. Ci sono i familiari e tanti amici, alcuni venuti da lontano, ma ci sono anche sindaci e rappresentanti delle istituzioni. Sulla bara la bandiera della pace e un drappo di Emergency.

In fondo in quel palazzetto affollato di persone e simboli c’era il riassunto di una vita magari breve, ma piena, fin troppo intensamente vissuta.

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