Siccome i miei elenchi di scuse per non andare al lavoro o per evitare una festa di compleanno piacciono assai, ecco un aggiornamento natalizio con 20 ottime scuse per sfuggire alle cene del periodo natalizio. Siano cene aziendali, allegre rimpatriate o ritrovi con lontani parenti, ecco un po’ di idee per defilarsi con stile.
- Questa cosa del Natale è tutta da ripensare, perché non c’è alcuna prova che il 25 dicembre corrisponda veramente alla data di nascita di Gesù;
- Per sfuggire ad un’assemblea condominiale mi sono finto morto e ora non posso certo uscire dalla parte;
- Mi hanno rubato l’automobile e l’hanno usata per compiere un attentato suicida a Islamabad, così adesso sto chiacchierando amabilmente con alcuni agenti dei servizi segreti pakistani per chiarire la situazione;
- Faccio il bue in un presepe vivente, cosa che mi terrà impegnato almeno fino all’Epifania;
- Per un incredibile caso di malasanità hanno scambiato la mia cartella clinica (sospetta microfrattura del mignolo del piede) con quella di un neonato prematuro: lo so perché in questo momento sono rinchiuso in un’incubatrice, che non sarebbe neanche una brutta esperienza, se non fosse che sto un po’ strettino;
- Da bambino mi hanno fatto credere che il pandoro fosse un essere vivente e ancora adesso, quando lo tagliano, mi sembra di sentirlo urlare;
- Quest’anno delego la partecipazione alle cene natalizie all’intelligenza artificiale, come tutte le rotture di coglioni;
- Quest’anno diserto tutte le cene natalizie in polemica contro la normativa UE che vieta di chiamare prodotti a base vegetale con denominazioni che richiamino prodotti di origine animale;
- Sono stato convocato urgentemente al Ministero della Difesa, perché i satelliti hanno rilevato strani movimenti di truppe della Repubblica di San Marino sul confine con la Romagna. Perché hanno convocato proprio me? Top secret!
- Quest’anno salto, perché sto addestrando il mio cane a fare un sacco di cose ed è una fatica quotidiana. Ma prometto che, se sarò stato bravo, l’anno prossimo verrà lui al posto mio;
- Per correggere un mio leggero difetto di pronuncia il mio terapista mi ha consigliato di riprendere a parlare dalla fase della lallazione e adesso le conversazioni sono imbarazzantissime;
- (freestyle) Gli alieni hanno rapito la mucca che tenevo in cortile nel mio castello in Pomerania dove trascorro il weekend quando non lavoro per una multinazionale di Milano che fa tappi di sughero fabbricati artigianalmente in un laboratorio in Sardegna da una cooperativa di donne fondata dalle figlie di un pastore sardo che dopo la morte si era scoperto che si era arricchito con il sequestro di un imprenditore di Viterbo che costruiva villette a… (La tecnica è chiara? All’infinito fino allo sfiancamento).
- Mi dispiace, non esco più di casa, perché per rimanere eternamente giovane mi sono messo sott’aceto;
- In quei giorni sono in Australia per un viaggio di lavoro. Lascio in città il mio sosia per depistare (cose di spionaggio industriale che non vi sto a spiegare) (che in verità non vi posso spiegare) (se lo faccio, poi mi tocca uccidervi per fare sparire un testimone). Tutto chiaro? Mi raccomando una cosa, è importante: se incontrate per strada il mio sosia salutatelo, ma assolutamente NON FERMATEVI A CHIACCHIERARE CON LUI.
- Verrei anche, ma non riesco proprio a frequentare un posto in cui ci sono io;
- In questo periodo sono impegnatissimo con una cosa che coltivo come hobby (non si vive di solo lavoro): mi imbosco alle rimpatriate di classe in mezzo a gente che non conosco, compagni di scuola che magari non si vedono da venti o trent’anni, e mi presento come un ex compagno di scuola. Mi godo inizialmente il loro spaesamento, poi i loro goffi tentativi di fingere di sapere chi sono, quindi intrattengo un’amabile conversazione sul più e sul meno per tutta la durata della cena. A fine cena, però, saluto con aria afflitta, dicendo: tanto l’ho capito che non vi ricordavate più di me.
- Il 17 dicembre? Mannaggia, mi dispiace, ma proprio quella sera lì ho la febbre;
- Durante una gita al mare sono stato rapito da un armatore senza scrupoli e imbarcato a forza come mozzo su una baleniera giapponese. Ora siamo in navigazione da qualche parte al largo della penisola della Kamchatka. Tornerò (forse) tra otto o nove mesi;
- Scusatemi, salto. Sto scrivendo storie scegliendo solamente sintagmi se simbolo “S” sta subito… Vedi la fatica? Riprovo!
- Purtroppo pacco, perché preferisco provare perifrasi, pescando parole principianti puntualmente per “P” per puro piacere personale. Potendo, perdonatemi.
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