Si chiama disobbedienza civile e di solito rende il mondo migliore


Di fronte al dibattito insensato sulla legittimità della Global Sumud Flotilla e di iniziative simili, forse vale la pena ripartire dai fondamentali.

Partiamo da lei: nel 1955, in Alabama, una donna di nome Rosa Parks violò una legge razzista, rifiutandosi di cedere il suo posto ad un bianco. Fu arrestata, ovviamente, ma il suo arresto provocò un’ondata di scioperi e proteste. Senza quell’atto di ribellione, chissà, forse non ci sarebbero state alcune fondamentali conquiste dei diritti civili negli Stati Uniti. A meno che non siate razzisti, insomma, la scelta di Rosa Parks di non rispettare una legge razzista dovrebbe sembrarvi piuttosto condivisibile e anche un filino coraggiosa.

Si chiama disobbedienza civile, esiste da quando esistono le leggi ingiuste e nel corso della Storia ha avuto mille volti. Non è per tutti, richiede un grande coraggio che alla maggior parte di noi manca, compreso il sottoscritto. Chi la pratica paga il prezzo per una causa più alta del quieto vivere: Rosa Parks finì in carcere per la storia dell’autobus, Ghandi finì in carcere per la Marcia del Sale, altri pagarono addirittura con la vita.

Bene, ripassati i fondamentali, è la stessa cosa oggi per gli attivisti che in questi giorni hanno infranto una legge crudele (l’assedio di Gaza, in corso da molto prima di questo massacro e tra l’altro illegale secondo il diritto internazionale). E lo hanno fatto per portare via mare, disarmati, aiuti umanitari a gente disperata. Certo, che quegli aiuti non svolteranno la vita alla popolazione di Gaza: è un gesto simbolico di disobbedienza civile.

Ci siamo? Ci arriviamo?

Che la Flotilla abbia avuto successo o meno non toglie nulla al valore della loro impresa. Rosa Parks non cambiò la condizione degli afroamericani in un giorno. Il successo di questi atti non lo giudichiamo noi oggi. Lo giudica sempre la Storia, dove i nomi dei disobbedienti sono scolpiti, a partire da quel Massimiliano che nel 295 d.C. rifiutò il servizio militare, ovviamente fu ammazzato e oggi è Santo e patrono degli obiettori di coscienza, che hanno fatto più bene al mondo di tanti celebri guerrafondai.

Leggiamole le biografie di Parks, di Ghandi, di Biko e di Mandela in Sudafrica, di don Lorenzo Milani, degli obiettori di coscienza che hanno rifiutato la leva militare in Italia (tra cui il polesano Enzo Bellettato, a cui prima o poi dedico un articolo). Sono di certo molto più interessanti del pavido quieto vivere, che non lascerà traccia nella storia del mondo.

Forse nella Storia rimarranno pure i nomi di quelli che oggi macellano esseri umani, per carità, come ci sono rimasti quelli di re, dittatori e altri assassini di massa. Ma alla fine se l’umanità guadagna ogni tanto qualcosa di buono è merito dei ribelli, ancora una volta. Di certo non sarà merito dei criminali, men che meno degli ipocriti o dei pusillanimi o di quelli che per convenienza scelgono di spalleggiare i malvagi, solo perché sembrano più forti.

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