Una teoria salutista in voga fino a poco tempo fa, sosteneva che per tenersi in forma occorre fare ogni giorno 10.000 passi.
Forse la disciplina migliore per ottenere questo risultato è leggere un quotidiano. Perché ormai sono queste le distanze da percorrere per trovare un edicola superstite in città. E non solo in estate.
Poche settimane fa ha chiuso i battenti l’edicola vicino a casa e io mi sono trovato doppiamente orfano. Perché, nel frattempo, aveva chiuso anche la storica edicola in centro, in cui mi rifornivo di giornali e riviste da un numero piuttosto lungo di anni: la titolare, la simpatica Cristina, è andata in pensione a fine luglio.
Così ora, per trovare un quotidiano, posso scegliere tra l’edicola di piazza Duomo e quella di via Umberto I, entrambi distanti circa un chilometro da casa mia. Terza opzione, a cinque-seicento metri, l’edicola in Commenda, in direzione opposta al mio percorso per andare al lavoro.
In centro storico ne resta una in via Miani. L’edicola davanti alle Poste è chiusa da qualche tempo. Quella in viale Trieste arrugginisce da anni. Altre, come quella di un tempo a palazzo Roncale o quella di piazza Merlin, semplicemente non esistono più.
L’edicola di Cristina in vicolo San Rocco è diventata da poco un piccolo spazio per progetti culturali. Quella in piazza Garibaldi è stata convertita a vetrina di una bottega.
Nei quartieri, nelle frazioni l’agonia è analoga.
Seguono tutte il destino di una città che si svuota in favore di periferie e centri commerciali, intrecciato al declino della carta stampata. Declino che sembra una spirale regressiva: quanti lettori, di fronte allo sbattimento di andare a caccia di una nuova edicola, semplicemente smetteranno di comprare il giornale?
Insomma, che ne sarà dei quotidiani? E come andrà per i fumetti, da anni in crisi di identità, sempre meno albi da edicola a prezzo popolare e sempre più cartonati da libreria o, nella migliore delle ipotesi, da fumetteria?
E che ne sarà degli edicolanti, almeno di quelli che non hanno la fortuna di poter andare in pensione ora?
E infine che ne sarà delle relazioni quotidiane, delle chiacchierate sul più è sul meno, dell’essere punto di riferimento anche solo per strappare le persone alla solitudine?
Che ne sarà di quella dimensione intermedia tra la famiglia ristretta e il villaggio globale, in cui si forma la capacità di relazionarsi con la varietà dei punti di vista (sì, anche di quelli che ti stanno sui coglioni) con le dinamiche delle relazioni umane, anziché quelle dei leoni da tastiera, e che muore pezzo dopo pezzo con la chiusura dei piccoli negozi in favore dell’inumana grande distribuzione e dell’e-commerce?
Forse con le edicole non sparisce un mondo dorato, tutto luci. Ma certo, sparisce un pezzo di un ecosistema urbano e sociale. E cosa lo sostituirà assomiglia molto ad un semplice spazio vuoto, per nulla rassicurante.
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