Gino Strada, chirurgo italiano, fondatore di Emergency, è scomparso nel 2021. Ha lasciato al mondo un’organizzazione umanitaria attiva in nove paesi e 13 milioni di pazienti curati. Ha anche lasciato molti scritti, tra cui diversi libri, che consentono non solo di conoscere la sua storia, ma anche la sua visione del mondo.
Pappagalli Verdi
Basterebbe “Pappagalli verdi”, il libro che lo ha reso famoso, a farci capire perché Gino Strada era sempre così incazzato con i guerrafondai.
In questa raccolta di scritti racconta le sue esperienze in giro per il mondo come chirurgo di guerra e il suo incontro con le vittime delle guerre, della crudeltà umana e dell’avidità occidentale. E’ qui che prende piena consapevolezza di un dato che ripeterà tutta la vita: il 90% delle vittime di ogni guerra in cui ha operato sono civili, ossia donne e uomini innocenti. E bambini, tanti bambini.
I pappagalli verdi del titolo sono mine progettate per mutilare bambini: sono oggetti progettati da professionisti, costruiti in fabbriche e venduti da commercianti appositamente per strappare braccia, gambe, occhi e futuro a bambini. Difficile non essere incazzati, quando ci si pensa.
Buskashì
“Buskashì” è il suo secondo libro, la cronaca del suo ritorno in Afghanistan nel 2001, per far ripartire l’ospedale di Emergency a Kabul nel mezzo della guerra scatenata dagli Stati Uniti.
Gino Strada, qui come altrove, mette le mani nella guerra e ne scopre l’orrore. Ma l’Afghanistan resta forse il paese che ha amato di più tra i tanti in cui è andato a salvare vite umane.
Il titolo si riferisce ad uno sport tipico del paese, in cui uomini a cavallo si contendono la carcassa di una capra. Una metafora, dice l’autore, del paese stesso, conteso e fatto a pezzi dalle potenze mondiali, fino alla “guerra al terrorismo” e al regime talebano.
Un libro assolutamente da rileggere oggi, con i bei risultati di quella guerra idiota sotto gli occhi.

Una persona alla volta
“Una persona alla volta” è l’ultimo libro e in qualche modo il testamento spirituale di Gino Strada. Ne racconta la vita, le opere, il pensiero.
“C’è per me anche una motivazione personale nell’essere neutrale – scrive qui -, un ribrezzo per le conseguenze della guerra – sofferenza e morti e feriti – che mi ha sempre impedito di parteggiare per uno dei contendenti”. Basterebbe questo passaggio, avendo davanti gli occhi le macellerie del presente, per capire come essere la scelta pacifista di Strada e di Emergency sia una scelta morale: avere come priorità salvare esseri umani, anziché massacrarli.
Gino Strada, del resto, può permettersi queste parole, una per una: ha passato la vita a ricucire bambini mutilati dalle mine. Il suo parere mi sembra il più sensato di tanti inni alla bellezza della guerra, lanciati da codardi che le guerre le proclamano al riparo in un comodo bunker.
Qui sotto la presentazione del libro “Una persona alla volta” a Rovigo, nel giugno 2022, con Simonetta Gola.

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