L’Arachide Jumbo nasce più o meno tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio, in una data incerta. A fondarlo sono tre amici, Mario Serico, Giovanni (detto Gianni) Frezzato e Roberto Brancalion, più il tastierista Doroteo, primo fuoriuscito di una serie di quattro elementi, per ragioni che verranno esplorate nel prossimo volume della monumentale biografia “Credi ai giganti? Storia dell’Arachide Jumbo tra cronaca e leggenda”, che il pianolista spergiura di avere scritto assieme a Riccardo Bertoncelli (il quale smentisce) e Mark Lewisohn (il quale smentisce) per la versione inglese.
(…) Si sa per certo che il primo nucleo della band si trova a provare in una ex scuola elementare a Ca’ Bianca, vicino all’argine dell’Adige. Qui, tra il luglio e l’agosto del 1999, per colmare con un’altra chitarra il vuoto lasciato da Doroteo, fa il suo ingresso – senza chiedere permesso – Astolfi, come lo chiama Roberto.
All’epoca la band condivide la sala prove con i Flash Terrorist, gruppo metal pestissimo, già autori del disco “Body Fusion Limit”, descritti dalla rivista metal.it come un mix tra Fear Factory, Strapping Young Lad, Machine Head e Meshuggah o, più sinteticamente, “Geniali!!!”. (…).
In seguito, Serico e company trovano casa per un lungo periodo in una dependance della casa di Roberto, rimasta nel mito come “La camera dei salami”: una stanzina lunga e stretta, e fatta a barchetta, assolutamente inadeguata dal punto di vista acustico, dunque più che sufficiente per ospitare la rumorosa e casinara band.
Mario, che allora suonava la chitarra, viene da innumerevoli esperienze musicali, tra cui il Gen Arcobaleno (o altra variazione cromatica) e sperimentazioni fusion; Gianni aveva nel suo curriculum un’esperienza di cover del meglio del rock progressivo britannico e non, con una band nota come Silver Rogues; Roberto, invece, veniva da un gruppo cover rock e blues, noto come Peter Pan; Astolfi da brevi apparizioni e sparizioni negli Young Shadows e negli Hangman’s Joke, oltre che dal rimpianto di non aver mai concretizzato gli Ematocrito 52 (era pur sempre il 1999, con tutto quello che l’anno si portava dentro).
In quell’estate, a titolo di cronaca, il futuro tastierista della band raccoglieva pere in un frutteto di Costa di Rovigo, attività i cui proventi sarebbero serviti per acquistare, il successivo autunno, un amplificatore per la sua tastiera Solton (acquistata non molto tempo prima).
Quando nacque il nome Arachide Jumbo
(…) Unica testimonianza scritta di questi anni oscuri è la scaletta del concerto del 28 novembre 1999, naturalmente al centro giovanile Don Bosco a Sarzano, paese di Gianni e luogo di adozione di Mario, entrambi attorissimi della compagnia Teatro Insieme.
Si tratta della prima esibizione della band assieme a Nicola Astolfi, arrivato pochi mesi prima ad aggiungere la propria sei corde a quella di Mario.
(…) Il concerto si doveva infine concludere con “Cocaine”, benché il brano sia segnato in scaletta con un punto di domanda.
L’incertezza, ricorda Nicola, non era relativa alla qualità dell’esecuzione, ma nasceva dal dubbio di Mario sull’opportunità di suonare il controverso brano (“Una canzone che parla di droga”) in presenza del prete. Che magari ci restava male.
La scaletta di quel concerto è un altro cimelio storico prezioso, anche perché è in quell’occasione che la band si pone per la prima volta la questione del nome da darsi.
Mario lancia la palla a Nicola, che ha in mente un nome (“I figli di Kojak”), ma teme che suoni eccessivamente allusivo alla capigliatura non proprio fluente del chitarrista.
Alla fine, il chitarrista ritmico o di chitarra accompagnatoria, che dir si voglia, è illuminato da una visione: quella di un nome che scorreva nelle bolle di consegna della merce che arrivava nel minimarket dei genitori, dove aiutava a sistemare scatole in magazzino e sugli scaffali, tentando di non romperle (in entrambi i sensi).
Trova così un nome leggero e surreale, l’equivalente delle sue deboli e ingenue nozioni di lounge music. Ma è buono da usare almeno per quel concerto, poi si vedrà.
Nasce così – secondo la parabola del figliol bagigio – la band passata alla storia come Arachide Jumbo.
continua…
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Questo testo è un estratto del libro “Il gruppo che non c’era. Breve storia degli Arachide Jumbo 1999-2019”, che potete procurarvi agilmente qui.

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