Fuoriprogramma #1 / Sva, la musica elettronica e quei pezzi che sembrano nuvole

Accantono per un istante la mia cronistoria delle imprese fumettistiche di Herschel & Svarion (che comunque prosegue puntuale il 3 di ogni mese).

E dedico questa parentesi alla musica, senza la pretesa di esaurire qui l’argomento. Anzi, consapevole che rischierò di raccontare molto poco, perché in verità so molto poco.

Il fatto è che non ero retorico, quando, salutando Sva, ho scritto che in qualche modo ci assomigliavamo, ma lui era qualcosa di più. La musica mi sembra un buon esempio, oltre che un buon pretesto per continuare a scrivere di lui. Quindi, via.

Storie parallele di pianolisti inconcludenti

Entrambi suonavamo le tastiere. Io ho iniziato intorno ai 15 anni, sempre pastrocchiando con mille idee inconcludenti, prima in solitaria, poi con qualche gruppetto altrettanto inconcludente (ma divertendomi un sacco).

Credo che Sva nello stesso periodo (una trentina di anni fa) suonasse già. Cosa, con chi, dove non lo so, ma un amico di recente mi ha raccontato di averlo conosciuto in quel periodo nella sala prove di viale Marconi. Di certo, molti anni dopo, quando ci siamo conosciuti, aveva già un armamentario tecnologico di tutto rispetto: pianole, computer, effetti, trapéi tecnologici vari, con cui creava i suoi pezzi di musica elettronica o con cui si esibiva dal vivo.

Anche a me piaceva molto pistolare con i loop e i sintetizzatori, ma alla fine non sono andato oltre qualche esperimento, rimanendo sempre legato all’analogico e all’esecuzione dal vivo.

Sva, a differenza di me, aveva una dimestichezza da vero nerd con la tecnologia: del resto anche nei fumetti io ero quello che pastrocchiava con carta e pennarelli, lui quello che lavorava in digitale.

Per strade diverse, in ogni caso, facevamo cose simili e in modo altrettanto simile non arrivavamo da nessuna parte. Divertendoci comunque nel mezzo.

E dopo tutta ‘sta pippa iniziale…

Con l’armamentario tecnologico di cui sopra, Sva aveva realizzato, tra le varie cose, diversi pezzi. I primi abbozzi sono ancora su Facebook, ma i pezzi migliori si trovano su Youtube.

Molti sono nati durante il lockdown 2020, quando tutti ci ingegnavamo a dare un senso alle giornate in casa.

Hanno, mi sembra, la consistenza di nuvole: sembrano prendere forma da una singola idea e da questa svilupparsi quasi per associazioni di idee, senza arrivare mai veramente da qualche parte. Io li trovo avvincenti proprio per questo.

E in ogni caso li ascolto spesso quando ho voglia di stare ancora un po’ in compagnia di Svarion, a volte quando sono in macchina o anche semplicemente come sottofondo mentre scrivo o lavoro.

Buon ascolto.

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