Come viene ricordato Gian Antonio Cibotto nel suo centesimo compleanno

Il mio ultimo ricordo di Gian Antonio Cibotto è bizzarro e malinconico come avrebbe potuto essere un suo racconto. Ma temo che lo terrò per me, perché di mezzo c’è (anche) la malattia che l’aveva colpito nell’ultimo scorcio di vita.

Sia come sia, se non ci avesse lasciati nel 2017, l’8 maggio Cibotto compirebbe esattamente 100 anni. Dopo questo esordio lapalissiano all’insegna del “Se mia nonna avesse le ruote”, volevo semplicemente cogliere l’occasione simbolica di questo centesimo compleanno per ricordare lo scrittore rodigino, che in questo sito ho avuto occasione di citare in un paio di occasioni.

L’ho fatto qui in riferimento alle sue “Cronache dell’alluvione”, che vale la pena rileggere perché è forse il racconto più bello, vivido e trascinante della rotta del Po del 1951. Soprattutto perché il diario di Cibotto non è il racconto di uno spettatore, ma di un protagonista, che si impegna in prima persona nella macchina dei soccorsi e si indigna per l’indifferenza dei suoi concittadini.

Ne avevo scritto anche qui, parlando de “La coda del parroco” – libro spesso raccontato per lo scandaletto che diede all’epoca, ma che invece andrebbe ricordato per la scrittura straordinariamente ispirata e storie capaci di spaziare tra lo spasso puro e il drammatico ritratto di “gente del Delta” che avrebbe anticipato gli ambienti e il clima di “Scano Boa”.

Nelle righe che seguono, provo a mettere insieme un florilegio di citazioni di cose legate a Cibotto, che potrebbe benissimo essere work in progress (e aperto a indicazioni, correzioni, suggerimenti).

Come viene ricordato Gian Antonio Cibotto

Di Gian Antonio Cibotto, nel suo centesimo compleanno, ci restano i libri. I tre che ho citato, più molti altri che sono seguiti (ma io confesso che i tre citati sono il mio vero grande amore letterario).

Nel corso degli anni a “Toni” sono stati dedicati vari incontri per ricordarne la vita e le opere, oltre ad un po’ di scritti. La rivista REM gli ha dedicato un bel numero dopo la morte, tra l’altro uscito in concomitanza con la scomparsa di un altro intellettuale rodigino, Sergio Garbato. E un ricordo nel centenario è uscito nelle scorse settimane in edicola sempre su REM (ne vedete la copertina lassù in alto).

Nel frattempo, è stato istituito il premio letterario “Gian Antonio Cibotto”, nato l’anno dopo la sua morte su idea di Angioletta Masiero, giornalista, scrittrice e poetessa. Concorso tuttora in attività, con centinaia di candidati per ogni edizione.

Vale la pena ricordare che di recente anche il concorso letterario “Sergio Garbato” della Fondazione Banca del Monte, dedicato a studenti e studentesse delle scuole superiore, ha introdotto una menzione speciale intitolata allo scrittore e giornalista rodigino. L’ha fortemente voluta l’amico Ivan Malfatto del Gazzettino di Rovigo, giornale di cui Cibotto è stato autore di un’infinità di articoli.

Arriverà, ormai è noto, anche una mostra a Palazzo Roncale.

Libri e luoghi di Gian Antonio Cibotto

La biblioteca di Toni Cibotto è stata acquisita dall’Accademia dei Concordi: si trattava di circa 40.000 libri sparsi in tre case, uno specchio dell’instancabile curiosità di Cibotto, vagabondo tra le pagine scritte e i luoghi reali in cui è vissuto. Di questi oltre 37.000 sono stati conservati in buono stato, catalogati e inventariati (quelli scartati perché in cattive condizioni sono stati al centro di un’ignobile polemica da dimenticare). Un lunghissimo lavoro per arrivare ad un vero e proprio fondo intitolato allo scrittore e soprattutto a mettere a disposizione della comunità un tesoro di conoscenza.

Sempre il giornalista Ivan Malfatto si è interessato alla sorte della vecchia casa di Cibotto in viale Trieste, a fianco degli ex servizi sociali, di cui oggi non resta più nulla. E’ stata completamente demolita per fare una nuova palazzina. Sembra però che si sia concretizzata la possibilità di collocare lì una targa o un altro elemento che ricordi che lì, una volta, abitava “Il cantore del Polesine”.

Curiosamente, la palazzina originale è scomparsa anche da Google Street View, dove è stata oscurata anche andando a ritroso negli anni. Chissà perché?

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