Ho scritto spesso come andare al lavoro in bicicletta, percorrere lo stesso tratto di strada tutti i giorni, sia un’avventura minimalista. E in fondo i miei “coinquilini” nascevano in questo contesto.
Una continua scoperta delle mille forme e manifestazioni che può assumere lo stesso paesaggio di settimana in settimana, dal variare della tavolozza di un prato alla comparsa e scomparsa di specie diverse di uccelli.
Con questa suggestione in testa, mi sono gettato nella lettura de “La foresta nascosta” del biologo David George Haskell (qui la scheda del libro), che compie un’operazione non molto diversa dal mio annotare mentalmente i dettagli dello stesso paesaggio percorso ogni giorno: adotta una minuscola porzione di foresta, che battezza “mandala”, e la osserva giorno dopo giorno nel corso di un anno, annotando cambiamenti, eventi, manifestazioni della natura dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande.
È un esercizio prezioso di osservazione, sostenuto dalle competenze scientifiche dell’autore, che gli consentono di trarre spunto dal particolare per leggerlo con le lenti delle leggi che regolano l’universale.
Così procedendo, Haskell fa percepire nitidamente i legami che connettono tutto ciò che ci circonda e che connettono noi stessi ad altre creature, attraverso distanze spaziali sorprendenti e perfino attraverso gli abissi del tempo. E allo stesso tempo da queste manifestazioni della vita nel senso più esteso del termine e dei meccanismi che la regolano offre innumerevoli fonti di ispirazione per affrontare la nostra minuscola vita: quanto possiamo imparare dal modo in cui un albero cresce in cerca di luce?
Tutto questo nasce semplicemente osservando il muschio sulle rocce o il vagabondare di una chiocciola nel sottobosco.
Un esercizio che restituisce la meraviglia della scoperta. La gioia di percepirsi parte di qualcosa di maestosamente complesso. E il sollievo di rendersi conto di non esserne il centro.
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