Le vite dei nostri genitori, prima che noi venissimo al mondo e ci legassimo a loro, hanno il fascino di un territorio misterioso, da esplorare.
Questo territorio cela storie, emozioni, tragedie, amori, avventure. Ma può celare ombre cupe, specie se sprofonda in uno dei più grandi orrori del Novecento.
Eraldo Baldini con il suo nuovo romanzo, “Le lunghe ombre fredde” (qui la scheda sul sito di Rizzoli), narra di quanto una ferita profonda possa nascondersi sotto l’abito della vita quotidiana.
Conosciamo Kleiner da bambino. Il suo nome è tedesco, come la madre, Birgit. Ma vive nel ravennate, come la famiglia del padre, Fausto.
I suoi genitori sono stati imprigionati a Mathausen. Lì si sono conosciuti, alla fine della guerra. Lei, apparentemente senza una patria e senza un passato a cui tornare, segue lui in Italia. Prendono casa tra le paludi del ravennate, in un luogo quasi incantato, lontano dalla città. Qui costruiscono il proprio nido e la propria (numerosa) famiglia e ricostruiscono in qualche modo la propria vita nella nuova comunità.
Ma ci sono ombre nel passato di Birgit, che neppure il marito conosce. Che si intuiscono appena da segnali e dettagli, ma che restano inimmaginabili per la sua famiglia e per il lettore.
Sembrano destinate a rimanere segrete, finché non accade una tragedia: non una grande tragedia della Storia, come l’Olocausto, ma una piccola tragedia “banale” da cronaca quotidiana di provincia. Sufficiente non solo a sconvolgere la vita di una famiglia, ma anche a mettere in moto l’implacabile serie di eventi che porterà Kleiner a scoprire la verità sulla madre.
Verità che non può essere del tutto consolatoria, visto che affonda le radici nell’orrore quotidiano dei campi di sterminio nazisti. Ai nostri occhi saprà redimere forse Birgit, ma non l’umanità.
Baldini intreccia gli eventi della Storia – quella grande, con la “S” maiuscola – con uno spaccato di vita di provincia nel Dopoguerra. Lasciandoci immaginare quanti altri frammenti di quella grande Storia si siano sparsi, come in un’esplosione, fino ai più remoti territori delle nostre piccole province.
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