Domenica 30 giugno sarò al Festival Opera Prima. Non certo per una performance d’attore: intervisterò Aeham Ahmad, pianista siriano, prima del suo concerto in programma ai giardini delle due torri di Rovigo.
Quando Massimo Munaro mi ha proposto l’intervista, ho accettato traboccante di entusiasmo e gratitudine. Avevo letto di Ahmad, il celebre “pianista di Yarmouk” immortalato mentre suonava in mezzo alle macerie.
Non avevo focalizzato un minuscolo dettaglio: l’intervista dovrò farla in inglese.
Dettaglio che riporterà il mio livello di loquacità e istrionismo indietro di vent’anni, ai tempi in cui balbettavo cose confuse nei miei primi imbarazzati interventi in pubblico. Perché, nonostante diverse brave insegnanti di inglese e innumerevoli occasioni di esercitarlo, quando abbandono l’italiano perdo di botto la mia debordante logorrea e ogni capacità di improvvisare.
Il che, per molti versi, può essere un bene.
Ho comunque preso la cosa come una nuova sfida: far ridere il pubblico anche in inglese. O forse proprio grazie ad esso, chissà).
Chi è Aeham Ahmad?
Naturalmente non è il caso di anticipare di cosa parleremo il 30 giugno. Qui due note: è nato nel 1988 a Yarmouk, quartiere di Damasco, da una famiglia di origini palestinesi. Incoraggiato dall’affettuoso padre, ha studiato musica fin da piccolo e poi lavorato in una bottega di strumenti musicali. Fino alla guerra, che ha sconvolto la sua esistenza e quella di centinaia di migliaia di siriani.
A Yarmouk la famiglia di Ahmad e l’intera popolazione hanno sofferto la fame, a causa dell’assedio imposto dal regime siriano durante la rivoluzione scoppiata nel 2011. E subito la violenza dei militari e delle diverse fazioni combattenti, compreso lo Stato Islamico.

Ahmad ha deciso di alleggerire gli animi dei propri concittadini, suonando il pianoforte per strada, in mezzo alle macerie, spesso accompagnato da cori di amici, conoscenti e perfino bambini. Le sue canzoni nascevano spesso da testi e poesie di abitanti del quartiere.
Quando, però, si è reso conto di essere in pericolo di vita, ha abbandonato il paese per trovare riparo in Europa. Oggi vive in Germania con la moglie e i figli.
Nel suo libro, “Il pianista di Yarmouk“, racconta la sua vita, la rivoluzione e la guerra, il calvario di chi cerca di fuggire dalla Siria, ma parla anche della musica, della sua natura “popolare” e del suo potere di alleviare le ferite dell’anima individuale e collettiva.
Il Festival Opera Prima a Rovigo
Giunto alla ventesima edizione e a trent’anni di vita (sì, per un po’ si era fermato), il Festival Opera Prima è uno dei più importanti festival teatrali italiani, nato a Rovigo in anni in cui a Rovigo nascevano effettivamente cose fighe, da sempre vocato a far emergere (e spesso decollare) talenti “invisibili”. Alcuni sono diventati famosissimi, tipo Ascanio Celestini.
Dietro al Festival c’è da sempre il Teatro del Lemming, che in questa edizione presenta la nuova produzione, “Attorno a Troia_TROIANE”.
Tra gli ospiti 2024, Masque Teatro, Anagoor, Giselda Ranieri con Zoe Pia, Sara Vilardo, Fabio Liberti, Joshua Monten, Collettivo Rosario, Psycodrummers e il gruppo rodigino MOMEC. Quest’anno collabora al festival anche il Cinema teatro Duomo, con una proiezione speciale collegata al lavoro di Anagoor.
Per il programma completo e per prenotare, visita https://www.festivaloperaprima.it/
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