Stamattina se n’è andato troppo presto l’amico musicista Gianni Frezzato.
Non mi sento proprio di raccontarne la persona, di cui ho conosciuto solo alcuni lati. Nemmeno mi va di scrivere su di lui tutte quelle fregnacce retoriche da funerale, che poi sarebbero completamente fuori luogo.
Perciò partirò dagli Arachide Jumbo, il “gruppo che non c’è” (qui in una bella e misteriosa foto). Che in fondo sono stati il luogo in cui per oltre 15 anni ci siamo trovati.
Delle molte, troppe anime della band, Gianni era indubbiamente quella più rumorosa e sopra le righe. In parte questo era scontato: era uno che suonava la batteria con in mente virtuosisti fracassoni come Ian Paice e Jon Hiseman.
Ma Gianni sapeva essere rumoroso in tanti modi. A partire dalla sua esuberante capacità di sconfinare in ruolo di improbabile cantante e esagerato intrattenitore. Viveva la musica più di pancia, che di testa. E questo era ancora più evidente quando mollava le bacchette e prendeva in mano il microfono.
Gianni era istintivo, istrionico e impulsivo, un vero casinista e quindi uno con cui ci si divertiva molto ad improvvisare, se muniti di una certa soglia di tolleranza per i suoi volumi da stadio.
Gianni era energia e confusione.
Ammesso che gli Arachide abbiano mai avuto un leader, comunque, non sarebbe mai stato Gianni. Anche se lui un’idea di come dovesse essere un leader (o semplicemente un frontman) non mancava di spiegarla nelle nostre periodiche discussioni.
Anche dal ristretto osservatorio della sala prove, sapevamo che Gianni era afflitto da molti casini. Nei quali aveva messo sicuramente del suo, per carità. E che negli anni avevano iniziato a moltiplicarsi, poi erano sembrati placarsi, poi erano esplosi del tutto dopo lo scioglimento della band, seguito pochi mesi dopo dal primo lockdown. Eppure da quei casini Gianni per diversi anni aveva cercato di risollevarsi con tutta l’energia (e certo, anche la confusione) che aveva in corpo. Purtroppo non è bastato a fargli avere un sconto di pena.
Come avrebbe voluto essere raccontato Gianni? Forse come quella “rockstar figlio di puttana” (definizione sua) che avrebbe voluto avere come leader della band. Chissà.
Ma io, sarà per le sue doti di caratterista, vorrei raccontarlo come il protagonista, finalmente, di una di quelle commedie amare alla “Amici miei” o alla Fantozzi. Un “antieroe” autenticamente comico, ma anche insopportabile e pieno di difetti, ma alla fine capace di farsi volere bene proprio per la sua impacciata, involontaria umanità e fragilità.

Il ricordo di Nicola
Aggiungo quello che ha scritto il chitarrista degli Arachide, Nicola Astolfi, sul suo profilo Facebook:
Abbiamo suonato insieme quasi 20 anni.
“Quasi” perché cominciammo nell’agosto 1999, e quando finimmo, a fine agosto 2019, era da tempo che le prove settimanali – sempre iniziate e concluse con le ultime barzellette di Gianni – erano diventate un ricordo.
Insomma, abbiamo suonato insieme 20 anni bene o male, anche nel senso che ci riuscivamo più o meno bene perché – come riassumeva Gianni a modo suo – “Noi siamo un gruppo strano”.
E comunque – e questa non vuol certo essere una giustificazione – è difficile essere sempre il top davanti a chi un giorno ti chiede “El liscio… Fate niente di ballabile?”, e un altro invece “Fasìo gnente dei Roxette?”, oppure chi, senza tanti giri di parole, dopo un tot di canzoni ti viene sotto il palco e ti chiede di abbassare il volume. E come se non bastasse, gli preme anche puntualizzare: “A me questa musica proprio non piace”.
20 anni di musica: non quella “a gentile richiesta” come questi esempi interessanti, ma quella che ti porta in alto, dove sei libero di essere chi vuoi. Perciò non sono state solo canzonette e barzellette. Ma anche gli sfoghi di chi non si nascondeva quando c’era da raccontare: “Sai quante volte, da solo, me la sono cantata questa? Se sei a terra non strisciare mai. Se ti diranno, “Sei finito”, non ci credere. Devi contare solo su di te”.
Come ha già scritto qualcuno, però, “penso sinceramente che gli estremismi sono sbagliati in tutti i casi”. E per questo occorre sempre camminare “sulla via di mezzo”, per non perdersi.
Ciao Gianni, adesso ci parleremo nel silenzio.
(La foto è tratta dal profilo di Nicola. E’ un concerto degli Arachide a Battaglia Terme, credo nel 2017 o 2018, in cui io non suonavo)
Ciao, bbellu!
Il funerale di Gianni è venerdì 21 ottobre alle 15.30 nella chiesa di San Bortolo. Sarà sepolto al cimitero di Beverare.
