Quale decisione prende Lucia alla fine de I giorni delle cicale? Qual è il destino di Alì? Come cambia la vita di Dominique, di Nevio, di Mauro e perfino di Michele?
Queste domande, che molti lettori si sono posti e mi hanno posto, sono in genere rimaste senza risposta fino ad oggi. Perché il finale de “I giorni delle cicale” nasce volutamente “aperto”.
Però ai ragazzini i finali aperti non piacciono molto. E’ successo ai giovani studenti delle scuole medie di Castelguglielmo. Le loro insegnanti di italiano hanno “adottato” il libro (che onore!) e lo hanno letto e fatto leggere in classe.
Finché, arrivati all’ultimo capitolo, i lettori delle scuole medie di Castelguglielmo si sono ribellati. Volevano sapere di più non solo sulla decisione di Lucia, ma anche sul futuro di Dominique, sulla sorte di Alì e non solo. E allora, guidati dalle loro bravissime prof, hanno immaginato e poi scritto diversi possibili finali della storia.


Finali a volte profondi, a volte carichi di speranza, finali “giusti” oppure finali amarissimi. Uno di questi l’ho trovato il finale perfetto, quello che avrei voluto scrivere io. Non li svelo qui, ma mi piacerebbe tantissimo portare questi piccoli scrittori e le loro storie in un tour con me, per farli scoprire ai lettori.
Quando ho scritto quelle ultime righe del romanzo, sapevo che avrei fatto arrabbiare molte persone. Ma quel finale è nato come una concessione non solo all’immaginazione del lettore, ma anche alla sua speranza.
Certo, non pensavo che qualcuno si sarebbe addirittura preso il tempo e la fatica di scrivere le pagine dopo. Né che l’avrebbero fatto ragazzi di 11, 12, 13 anni, arrivando a mettere in discussione la mia visione della storia e il suo significato. Arrivando perfino a sovvertire il personaggio di Michele, come l’avevo immaginato, o a portare a compimento il “destino” di Alì (cogliendone perfettamente il ruolo nella storia), come neppure io avrei osato fare.
Ora che ho visto cosa di bello può creare un finale aperto, non sono mai stato tanto felice di averlo scritto.




