Scegliere il libro da portare in vacanza è sempre un rischio. Per andare sul sicuro, al momento di fare le valigie ho puntato tutto sull’ultimo romanzo di Gianfranco Manfredi, “RAM. Le immagini permanenti“.
Manfredi è una certezza: leggo cose sue da quando ero adolescente e non sono mai rimasto deluso, semmai sorpreso e incuriosito dalla sua voglia di esplorare spesso strade nuove. Dico “cose” per riassumere una carriera non solo di romanziere (di suo già sufficientemente eclettica), ma anche di scrittore di storie a fumetti (memorabile la serie “Magico Vento”, ma anche quel capolavoro che è “Volto Nascosto”, l’incredibile ciclo in fieri de “L’inquisitore” e altre belle miniserie come “Shanghai Devil” e “Coney Island”). Non mi soffermo sulle sue carriere di cantautore e di autore per il cinema solo per non debordare.
I marziani arrivano sulla Terra
Premesso, appunto, che conosco piuttosto bene la carriera di Manfredi e ho letto quasi tutto quello che ha scritto, questa credo sia la sua prima incursione nella fantascienza: un terreno perfetto per una scrittura visionaria, saggiamente bilanciata da generose dosi di ironia.
I personaggi sono marziani, dunque “strani” per definizione. Eppure non si può non affezionarsi a Ram, il protagonista, marziano che conosce il genere umano così bene da aver sviluppato un’identità “ibrida”. Ram è saggio, generoso, devoto agli amici. Fa della conoscenza e dell’immaginazione le sue armi migliori per risolvere l’enorme enigma sulla scomparsa dell’umanità dal pianeta Terra e sbrogliare una matassa potenzialmente letale. Nonché per salvare le persone che ama.
Ma altrettanto adorabili sono i suoi bizzarri compari, tra cui una stralunata squadra di automi umanoidi con le sembianze di Elvis, Spartacus e Celine Dion, che difende Las Vegas da una rivolta di robot e si cimenta in una folle e sanguinaria partita, che segna uno dei punti chiave della storia.
Ciò che il futuro ha da dire sul presente
Com’è tipico delle storie di fantascienza, “Ram. Le immagini permanenti” ha molto da dire sull’umanità e sul nostro tempo. E’ una riflessione (anche) sul rapporto tra l’umanità e le immagini, come esplicita la quarta di copertina.
E più ampiamente sull’immaginazione come strumento per immaginare un mondo nuovo o come via di fuga da un mondo invivibile (e altro non posso dire per non svelare uno dei tanti colpi di scena della trama).
L’edizione è impreziosita dalla copertina e dalle illustrazioni del maestro Pasquale Frisenda (che potrebbero pure essere ottimi studi preparatori di un romanzo a fumetti, chissà mai).
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