Ricordate? La mia rubrica “I coinquilini” sul blog di REM si apriva con una riflessione sull’airone, solitario e silenzioso.
Bene, giusto ieri mattina, mentre andavo al lavoro in bicicletta, sono stato sorvolato da una squadriglia di quattro o cinque aironi allegramente starnazzanti. Mi sono passati sulla testa, facendo un sacco di confusione, hanno scavalcato la ferrovia e lì, salutandosi ancora in modo caciarone, si sono separati, prendendo ciascun una direzione diversa.
Altro che animale solitario e silenzioso.
Tra i privilegi di potersi muovere a pedali c’è questa possibilità di cogliere la miriade di piccoli dettagli, che fanno di ogni spostamento quotidiano un viaggio. Alcuni di questi possono perfino mettere in discussione quello che davi per scontato fino a 5 minuti prima.
Osservando i quattro chiacchieroni allontanarsi, ho anche capito quelle cose che facevano gli aruspici e gli sciamani, quando cercavano di trovare risposte alle loro domande proprio osservando il volo degli uccelli.
Il “mio” airone l’ho ritrovato verso sera, tornando a casa sono una leggera e piacevole pioggerella. Stava come sempre con le zampe ammollo, nell’acqua torbida del canale, punteggiata da una miriade di cerchi disegnati dalle gocce di pioggia.
Su un filo della luce, un merlo per nulla affranto dal clima bigio intesseva sul ticchettare della pioggia la sua trama di note musicali e belle emozioni per chi avesse avuto l’accortezza di stare semplicemente in silenzio ad ascoltarlo.
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