La mia tesi di laurea, 15 anni dopo

L’amica Ilaria Ruzza s’è inventata un nuovo podcast, che, nel mare di podcast che hanno invaso il web in questo periodo, mi è sembrato sinceramente originale e interessante: “Quindi? Qual’è la tua tesi?” è una serie di interviste a persone qualsiasi, che rievocano la loro tesi di laurea, non importa quanto datata.

Nella sesta puntata del geniale format, Ilaria ha intervistato il sottoscritto, per nulla riluttante a tirare fuori dal cassetto metaforico la mia tesi “L’indignazione e il potere delle immagini”, scritta tra il 2005 e il 2006 con l’immensa Gabriella Turnaturi, sociologa, il cui corso di Sociologia dei Processi Culturali mi aveva fatto ritrovare entusiasmo per lo studio universitario in un anno di sbandamento.

Il podcast “Quindi? Qual’è la tua tesi?”

Ilaria ha indubbiamente messo a dura prova la mia capacità di svicolare da domande più intelligenti di me. Ossia è riuscita a pormi domande non banali.

L’intervista si può ascoltare qui.

E’ stata una bella occasione non solo per riprendere in mano, sempre metaforicamente parlando, alcune riflessioni fatte all’epoca, ma anche per raccontare come nacque questa curiosa tesi, incrocio di due diversi interessi: quello della professoressa Turnaturi per l’indignazione (su cui stava facendo ricerche) e quello mio per la fotografia. Un incontro facile, almeno sul piano umano, come racconto: erano anni in cui ero molto impegnato come pacifista e dunque interessato a capire come un passione civile potesse unire le persone e spingerle verso il cambiamento.

Ci sarebbe da raccontare anche cosa successe dopo la pubblicazione della tesi (mica finì lì), ma magari un’altra volta.

La mia tesi si può leggere liberamente a questo link.

La mia tesi, dopo 15 anni

Ciò che più mi è sembrato interessante è che Ilaria ha anche portato i temi della mia tesi nel contesto attuale. Aiutandomi così a tirare i fili di mille pensieri e a trovare vari nessi tra ciò che avevo studiato allora e ciò che continuo a pensare ed elaborare oggi.

E certo, vale la pena chiedersi se quella che guardando ai social network chiamiamo “indignazione” sia veramente tale o non ne sia una versione fittizia, esteriore, sciatta com’è in genere sciatto e superficiale il nostro agire on line.

Varie dimenticanze

Una gravissima dimenticanza nell’intervista è il libro da cui ho rubato il titolo “Il potere delle immagini”. Il libro è l’omonimo capolavoro di John Berger e questa dimenticanza è stranissima, perché fu il testo da cui mi nacque l’idea della tesi.

Un’altra cosa che non ho detto, più che altro per onestà. Correlatrice della tesi è stata Giovanna Cosenza, grandissima docente, che però (purtroppo) ebbe un ruolo piuttosto limitato nell’operazione, forse perché la personalità della relatrice era già sufficientemente imponente. Rimarco che è un peccato, perché dalla professoressa Cosenza, anche in tempi recenti, ho imparato e continuo a imparare moltissimo, anche solamente seguendola sul suo blog “Disambiguando“.

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