Ho frugato tra i libri di mia nonna, per decidere cosa tenere come ricordo. Tra le varie cose, ho trovato qualche foto e una piccola collezione di miei articoli di oltre un decennio fa.
Unito al fatto che mia nonna ha letto il mio libro tre volte (diceva che era il più bel regalo mai ricevuto), c’è quanto basta per definirla la mia fan più sfegatata. Neanche io ho tenuto tutti gli articoli che ho scritto (e l’unico premio che ho vinto come giornalista è da qualche parte, in mezzo al casino del mio studio).
Per parte mia, mia nonna è stata una delle pochissime persone a cui non vedevo l’ora di far leggere il mio libro (parlo di un numero che sta sulle dita di una mano). La sua copia è partita con lei per il suo ultimo viaggio, con il segno alla pagina a cui era arrivata nell’ultima rilettura.
Dei suoi libri, invece, ne ho conservato un paio che le avevo regalato io di recente: “Il signor parroco ha dato di matto”, una commediola di Jean Mercier, e “Le ultime diciotto ore di Gesù” di Corrado Augias. Ho portato a casa anche varie cose su Ferrara, gli estensi, più alcune cose in dialetto ferrarese. E infine un po’ di roba di Bacchelli: la trilogia de “Il mulino del Po”, che eravamo d’accordo mi avrebbe prestato, prima o poi, e “Il diavolo al Pontelungo”.
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