Non sono di quelli che rimpiangono mitici tempi d’oro in cui tutto era più sano, tutto era genuino, tutto era puro, eppure l’aspettativa di vita era di 50 anni e la mortalità infantile alle stelle.
Mi rendo conto che chiedersi come si viveva senza smartphone è come chiedersi come si viveva senza il motore a scoppio o lo scaldabagno.
Allo stesso tempo sono uno di quelli che, in effetti, hanno vissuto l’intera adolescenza senza avere un telefono cellulare. Che hanno iniziato a usarlo all’università, quando ancora serviva solo a telefonare e mandare sms. Mi sono laureato prima che Facebook irrompesse nella vita quotidiana e ho iniziato a usare Facebook quando ancora non esisteva un tasto “like” (ricordate?).
Mi interessa chiedermi non solo come questi cambiamenti hanno modificato la nostra vita quotidiana, ma anche come siamo cambiati noi per adattarci.
Com’era quando non avevamo un posto in cui aggiornare i nostri amici su cosa stavamo cucinando per cena? Com’era quando non avevamo gallerie immagini pubbliche da dedicare alle nostre vacanze? Com’era quando non aggiornavamo nessuno su cosa stavamo leggendo?
Com’era quando non avevamo la possibilità di recensire qualsiasi cosa facessimo? Com’era quando non interagivamo a suon di like o di retweet? Com’era quando non eravamo sempre reperibili e persino geolocalizzati?
E appunto, chiediamocelo: come tutto questo ha cambiato la nostra identità, il nostro modo di pensare a noi stessi, di relazionarci con gli altri, di fare esperienze, di comprendere il mondo?
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