Delle recensioni uscite qui e là ho già scritto. In parallelo, ho collezionato un po’ di recensioni da parte di amici e colleghi, che hanno sprecato qualche minuto del loro tempo per dirmi cosa ne pensavano del libro.
Questo mi ha riempito di gioia e gratitudine ben più dei dati di vendita (che comunque sono nettamente positivi). Per intenderci, sono grato non per gli encomi, ma proprio perché non davo affatto per scontato che ci qualcuno avrebbe trovato il tempo anche solo di mandarmi un messaggio Whatsapp per dirmi cosa ne pensava.
Non le pubblicherò tutte, ma ne pesco un campione di quelle che mi sono ricordato di copiare da parte. La prima che ho ricevuto, da parte di un’amica, è questa: “Terminato ora di leggere Le mille verità che ho trovato delizioso e che mi ha strappato risate. Che racconta una verità sui rodigini e spero di non dovere aspettare a lungo per il prossimo”.
Ed eccone altre che mi per me sono molto importanti, anche solo per le persone che me le hanno mandate. Giusto un assaggio.
“Ho finito Le mille verità. L’ho finito di leggere in bagno, perché altrimenti mio figlio me lo voleva continuamente rubare! Mi è piaciuto molto. In verità l’ho letto di un fiato, sorridendo spesso e rattristandomi talvolta”. (Da un’amica che non sentivo da una vita)
“Mi ha sverniciato dentro, perché è uno specchio nemmeno troppo deformante del merdoso e autoreferenziale mondo dell’informazione rodigina”. (Un collega)
“Ho letto il tuo libro d’un fiato durante un viaggio in treno. Davvero divertente, fluido, con uno stile umoristico lieve e controllato senza perciò perdere efficacia. Il ritratto del giornalismo di provincia è molto pertinente. Ho visto cose identiche in molto giornalismo locale. Insomma, un bel lavoro. Complimenti” (Da uno scrittore decisamente più valido di me)
“Letto, anzi divorato. Mi sono divertito come un animale, tanto che la lettura è stata spesso interrotta da fragorose risate. Quello che mi ha colpito di più è stata la costruzione implacabile del racconto nel suo complesso. Notevolissima. Ho poi apprezzato molto il “messaggio” della seconda parte, dove chi fa davvero il nostro mestiere, investigando e andando a fondo, lo fa bene e ha successo soprattutto se è spinto da istanze “morali” e non dalla routine. Passo all’unico elemento che non mi ha convinto del tutto. La ricostruzione della catena di fatti che poi portano (omissis) è certamente uno spasso, ma secondo me è troppo barocca”. (Un collega)
“Un fuoco artificiale in cui tutti bruciano e nessuno si salva. O quasi…” (Un amico)
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