Qual è stato il primo libro che ho letto?

Per puro caso, cazzeggiando in una libreria di Chioggia, ho comprato un paio di libri di Jack London. “La peste scarlatta” l’ho letto qualche settimana fa, piuttosto rapidamente. In questo momento mi sto dedicando a “Il vagabondo delle stelle”.

Riprendere in mano London mi ha fatto rimescolare una serie di ricordi disordinati sulle mie letture infantili e rivedere una cosa che davo per scontata: no, il mio primo libro non è stato “I ragazzi della via Pal”. Su quello ho spanto lacrime di commozione ai tempi delle elementari, ma dopo aver già sfogliato diversi altri libri.

Il mio primo libro è stato un libro di Jack London: “Zanna bianca”. Credo. Ricordo abbastanza bene l’edizione, che forse sta ancora in qualche armadio o soffitta: era una versione per ragazzini, con una copertina curiosamente profumata. (Ho fatto una ricerca e, in effetti, è l’edizione della Mursia, collana Beccogiallo).

Facendo mente locale, tuttavia, sono certo anche di avere letto alle elementari “Il richiamo della foresta”, di cui devo aver scritto anche in un qualche tema di italiano. Quale ho letto per primo? Sinceramente, non lo so con sicurezza. Teniamo per buono “Zanna bianca”.

Di London non ho più letto altro per molti anni, fino ai tempi dell’università, quando ho recuperato “Il popolo degli abissi”. Ero già negli anni in cui, tendenzialmente, mi interessavo più alla saggistica o a letture dal risvolto anche minimamente “impegnato”, più che alla narrativa di pura evasione. Il libro di London è una buona via di mezzo, praticamente un reportage nei bassifondi londinesi, vicino alla popolazione più miserabile della capitale inglese. Un libro militante, come del resto molte altre opere di London.

La prima lettura dell’infanzia. La lettura “impegnata” negli anni dell’università. Il romanzo avventuroso e visionario, da gustare per viaggiare con la fantasia. Pare che Jack London sia un autore buono per tutte le stagioni della vita. Almeno della mia.

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