Mi capita a volte di trovare un filo conduttore in quello che sfoglio in un certo periodo. Ed è un filo conduttore spesso del tutto casuale. Mi è capitato leggendo, uno dietro l’altro, due opere a fumetti uscite in questo periodo: “Residenza Arcadia” di Daniel Cuello e “Kraken” di Emiliano Pagani e Bruno Cannucciari.
Di “Residenza Arcadia” (Bao Publishing) s’è già detto qua e là quanto sia bello. Lo confermo. E’ un fumetto splendidamente concepito e realizzato, una storia coinvolgente, disegnata con un tratto estremamente personale e riconoscibile, magnificamente colorata. Il filo conduttore che lo lega, nella mia esperienza, all’opera di Pagani e Cannucciari è la sorpresa di trovarmi in mano qualcosa di completamente diverso da ciò che mi aspettavo: di Daniel Cuello conoscevo giusto i divertenti sketch che pubblica su Facebook. Mi era piaciuto il suo modo di narrare e ancor di più il suo segno.
Mi aspettavo una storia divertente, invece “Residenza Arcadia” è una vicenda intensa, con personaggi al massimo buffi (quanto meno all’inizio), in qualche modo struggenti, perfino quelli cattivi. Con un finale amaro e, per fortuna, un barlume di speranza e ribellione. E’ un libro bellissimo, che mi ha sorpreso e per nulla deluso. Anzi.
Potrei dire lo stesso di “Kraken” (Tunuè). Avevo in mente il Pagani di “Don Zauker” e “Nirvana” e il Cannucciari di “Lupo Alberto” e di nuovo “Nirvana”. Ma qui i due hanno prodotto qualcosa di completamente nuovo. Avevo chiaro che Cannucciari è un gran disegnatore, ma in “Kraken” spiattella alcune tavole davvero strepitose e un segno sui generis, tra il realistico e il grottesco. E la storia – qui torniamo al filo conduttore – è misteriosa, drammatica e con un finale che lascia un persistente amaro in bocca. Deluso? Neanche in questo caso.
Sorpreso, semmai, ma neanche troppo. Anche nelle sue opere comiche, Pagani non lesina in cattiveria e amarezza. (Chi ne volesse un assaggio, compri pure l’atroce ultima storia dedicata a Don Zauker).
Di certo sono grato, in entrambi i casi, come lo sono verso qualunque autore si impegni a non ripetere sempre la stessa solfa, ma a spiazzarmi e sorprendermi. Per me è sempre il motivo principale per cui vale la pena spendere soldi per un libro.


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