Sparare a cazzo per strada e poi indignarsi

Il giornalismo cazzaro dà il meglio di sé in cronaca nera. È il caso del commerciante padovano condannato per tentato omicidio, dopo aver preso a fucilate un ladro.

Se ne parla, sui giornali, come di un caso eclatante di legittima difesa, magari un po’ arrabbiata. “Sparò al ladro in casa” è il titolo che va per la maggiore.

Basta leggere qualunque articolo per intero, per apprendere che il macellaio sparò al ladro fuori di casa, colpendolo quando era salito sulla sua auto per rubargliela. Poi lo caricò in macchina e, invece di portarlo all’ospedale, lo mollò per strada, dove fu ritrovato all’alba da un passante.

Quindi “ucciso in casa” un cazzo. E siamo molto oltre il concetto di legittima difesa. Entriamo forse nel territorio della vendetta e della furia, che posso anche umanamente capire, ma che un magistrato non può considerare legittima.

I fatti sono quelli raccontati. E il fatto è che nessun magistrato approverà mai la libertà di sparare a cazzo per strada e maltrattare le vittime. Poi mi rendo conto che i fatti sono molto più noiosi della notizia che il redattore ha già in testa. E che il tweet del social media manager di Salvini suona meglio di quella pallosa che è la realtà.

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